dal senato : risposta del ministro del lavoro Giovannini alle interrogazioni sui medici fiscali inps





Legislatura 17 Risposta ad interrogazione scritta n° 4-00390, 4-00312, 4-00392, 4-00290, 4-00262


Risposta alle interrogazioni n.
 4-00390, 4-00312, 4-00392, 4-00290, 4-00262
Fascicolo n.19
Risposta. - Si risponde congiuntamente alle interrogazioni 4-00390, 4-00312, 4-00392, 4-00290 e 4-00262, inerenti alla sospensione, disposta dall’Inps, delle visite fiscali d’ufficio per le assenze per malattia dei lavoratori del settore privato e le conseguenze di tale scelta sull’attività lavorativa dei medici che finora hanno svolto la funzione di accertamento per conto dell’istituto, sulla base delle informazioni dallo stesso fornite.
Preliminarmente è opportuno ricordare che le recenti disposizioni normative concernenti la riduzione della spesa pubblica hanno comportato per l’Inps la necessità di conseguire, a partire dal 2013, risparmi aggiuntivi. Da ultimo, l’art. 1, comma 108, della legge n. 228 del 2012 ha imposto all’Inps tagli alle proprie spese di funzionamento tali da conseguire risparmi non inferiori a 300 milioni di euro annui.
L’istituto ha, pertanto, rideterminato le risorse finanziarie destinate alle visite mediche di controllo d’ufficio passando da un budget preventivo per il 2013 pari a circa 50 milioni di euro ad unbudget aggiornato di 22.300.000 euro. Sul piano gestionale, inoltre, è stato necessario procedere all’adeguamento delle procedure informatiche per consentire la distribuzione delle visite nei limiti del budget disponibile che alla data del 29 maggio 2013 risultava essere di 4.190.624,39 euro, Dal 1° gennaio 2013, infatti, erano già state assegnate d’ufficio visite mediche di controllo per una spesa pali a 18.109.375,61 euro.
In conseguenza dell'esiguità di risorse finanziarie disponibili, l’istituto ha sospeso, per un brevissimo periodo, la procedura per il conferimento ai medici "di lista" degli incarichi per le visite d’ufficio lasciando invariata, invece, la procedura per le visite su richiesta dei datori di lavoro.
Successivamente, con messaggio n. 9939 del 19 giugno 2013, l’Inps ha ripristinato la procedura introducendo, tuttavia, una proporzionale riduzione delle visite d’ufficio. In conseguenza di tale riduzione, i medici iscritti nelle liste dell’istituto hanno registrato una consistente diminuzione del numero di visite loro assegnate. Si è passati, infatti, da circa 78.700 visite mediche d’ufficio effettuate mensilmente nel 2012 a circa 10.000 visite mensili disposte peri mesi di luglio e agosto 2013, ulteriormente ridotte a 5.000 visite per il mese di settembre.
L’istituto ha inoltre comunicato che i nuovi criteri di assegnazione delle visite mediche hanno formato oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali dei medici di lista (Cisl Medici, Uil-Fpl Medici, Fimmgi, Sinmedico, Nidil Cgil) in occasione di un tavolo tecnico nazionale.
L’Inps ha evidenziato, inoltre, che la programmazione della spesa per le visite fiscali presenta un particolare elemento di complessità a causa della natura variabile di una parte del compenso corrisposto ai medici che, com’è noto, dipende anche dai rimborsi chilometrici. A tal proposito, l'istituto ha reso noto che, al 30 settembre 2013, la disponibilità di somme sul relativo capitolo di spesa risultava sufficiente a consentire il pagamento del solo compenso forfettario e dei rimborsi per formazione di cui all'art. 3, comma 5, del decreto ministeriale 8 maggio 2008. Pertanto, con messaggio n. 15644 del 1° ottobre, l’istituto ha sospeso le visite fiscali dandone tempestiva comunicazione alle citate organizzazioni sindacali di categoria.
L’Inps ha fatto sapere, inoltre, che le visite di controllo disposte dai datori di lavoro non hanno subito alcuna modifica e che tale tipologia di visite concorre, comunque, a determinare i carichi di lavoro dei singoli medici, alimentandone il reddito con una media mensile di circa 25.667 visite.
L’istituto ha altresì rappresentato che la decisione di contingentare le visite mediche disposte d’ufficio, assunta il 19 giugno 2013 con il messaggio citato, è stata, in alcuni casi, oggetto di contenzioso giudiziario. In particolare, il Tribunale di Brescia e quello di Messina hanno adottato ordinanze favorevoli alle ragioni dell’istituto, statuendo tra l’altro che: “non esiste alcun obbligo in capo all'Ente previdenziale di garantire ai medici un numero minimo di visite giornaliere e/o settimanali e, dunque, un minimo reddito o compenso mensile”.
Per quanto concerne, invece, la ridefinizione dell’attuale tipologia di rapporto di lavoro intercorrente tra l’Inps e i medici fiscali, secondo una prospettiva di stabilizzazione di questi ultimi, l’istituto ha precisato che, con i decreti ministeriali del 15 luglio 1986 e del 18 aprile 1996, emanati in attuazione del decreto-legge n. 463 del 1983, viene confermata "la natura di attività libero professionale del rapporto di collaborazione fiduciaria che si instaura con l'Istituto e la piena autonomia professionale al di fuori di qualsiasi vincolo gerarchico".
Pertanto, una ridefinizione della collaborazione improntata ai canoni di stabilità e certezza non può prescindere da un’analisi dei vincoli imposti dalla vigente normativa in materia di lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione e, più in generale, dal dettato dell’art. 97 della Costituzione che impone la regola del concorso pubblico.
Da ultimo si rappresenta che, al fine di trovare una possibile soluzione alla riduzione dei carichi di lavoro per i professionisti, l’Inps sta valutando, congiuntamente al Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza dei Consiglio dei ministri, l’adozione di una disposizione tendente alla costituzione di un polo unico per l’effettuazione delle visite di accertamento medico-legale nei confronti di tutti i lavoratori pubblici e privati. Tale polo, da istituire presso l’Inps, dovrebbe portare al superamento degli attuali problemi di budget.
Il Ministro del lavoro e politiche sociali
GIOVANNINI

(11 novembre 2013)


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queste le interrogazioni e gli interroganti :


Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00262

Atto n. 4-00262

Pubblicato il 28 maggio 2013, nella seduta n. 29
Risposta pubblicata

LUMIA (PD) - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
l'Inps ha deciso, il 1° maggio 2013, a quanto risulta all'interrogante unilateralmente, la sospensione delle visite mediche di controllo domiciliari disposte d'ufficio, per i lavoratori in malattia, lasciando operative solo quelle richieste dai datori di lavoro; tale decisione non potrà che determinare, nel breve periodo, un consistente aumento della spesa per l'indennità di malattia; con tale provvedimento sospensivo infatti, l'Inps rinuncia a svolgere il ruolo sociale che gli è proprio, procurando un elevato danno erariale allo Stato, consentendo a quelli che sono "falsi malati" di approfittare impunemente dell'assenza totale di controlli istituzionali, un notevole deterrente per questi soggetti, tra l'altro non raggiungendo quella che sarebbe la finalità di tale provvedimento: la riduzione della spesa pubblica;
si fa presente che non più tardi di un anno fa, quindi in piena crisi economica, l'Inps ha speso circa 1.100 euro a persona per dotare ciascun medico fiscale di personal computer e stampante portatile per il progetto di informatizzazione dei certificati e delle visite di controllo (per un importo che certamente ammonta a più di un milione e mezzo di euro) e a tal fine ha formato tutti quei medici che oggi si trovano senza alcun lavoro se non le pochissime visite a richiesta del datore di lavoro (circa 20 al mese). Tali professionisti hanno svolto l'attività medico-fiscale con elevata professionalità da oltre un ventennio e, a causa delle incompatibilità e del rispetto delle fasce orarie, è stato impedito loro di svolgere altra attività libero-professionale; con l'avvio di tale provvedimento costoro avrebbero enormi difficoltà di reinserimento nel mondo del lavoro senza neanche beneficiare di quegli ammortizzatori sociali previsti per altri lavoratori;
l'interrogante ritiene che questi professionisti, la cui attività è regolata da un decreto che ne sancisce le ripetute incompatibilità, potrebbero, in attesa delle visite su richiesta dei datori di lavoro, morire di fame insieme alle loro famiglie, anziché essere utilizzati all'interno dell'Istituto con un rapporto di lavoro a tempo indeterminato che costerebbe meno dell'attuale attività con rapporto libero-professionale e consentirebbe loro di essere più proficuamente utilizzati per tutti i compiti propri dell'Istituto,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di tale provvedimento posto in essere dall'Inps e delle gravi conseguenze che comporterebbe;
se abbia intenzione di adottare misure specifiche per disciplinare la normativa riguardante i medici fiscali e prevedere un loro utilizzo con un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

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Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00290

Atto n. 4-00290

Pubblicato il 3 giugno 2013, nella seduta n. 32
Risposta pubblicata

GAETTI , CATALFO , BENCINI – ( M5S ) - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
al fine di abbattere il fenomeno dell'assenteismo con visite mediche di controllo sullo stato di salute dei lavoratori assenti dal lavoro per malattia, accertando la sussistenza della condizione di malattia certificata dal medico curante, la normativa vigente demanda all'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) il compito del controllo;
la medicina fiscale, emanazione della medicina legale, cui fa riferimento l'art. 5 della legge 20 maggio 1970, n. 300, può essere attuata soltanto attraverso i servizi ispettivi degli istituti previdenziali competenti, i quali sono tenuti a compiere tali servizi a richiesta del datore di lavoro e degli enti assicuratori;
nel corso degli anni l'assetto istituzionale si è completato con 4 decreti del Ministro del lavoro e della previdenza sociale: decreto 15 luglio 1986, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 170 del 24 luglio 1986; decreto del 18 aprile 1996 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 99 del 29 aprile 1996; decreto del 12 ottobre 2000, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 261 dell'8 novembre 2000, e decreto dell'8 maggio 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 157 del 7 luglio 2008;
l'adozione del decreto ministeriale 18 aprile 1996 fu preceduta da lavori preparatori (durati dal 1994 ai primi giorni del 1996), durante i quali fu prospettata dall'Inps l'ipotesi di partecipazione dell'Istituto alla contribuzione previdenziale per i medici fiscali, l'assicurazione degli stessi per gli infortuni del lavoro e all'organizzazione di corsi d'aggiornamento professionale in cambio di un prioritario impegno professionale e una partecipazione più attiva dei medici di controllo alle strategie dell'ente. Tali tutele sociali non furono poi mai tradotte in norma lasciando tutti gli oneri a carico dei medici. Di contro l'Inps beneficiò di una normativa fortemente vincolante, attuando una regolamentazione formale, comunque, particolarmente penalizzante per i professionisti, realizzando e assicurandosi nei fatti un prioritario impegno professionale degli stessi;
nel 1996 i medici furono dunque inseriti nell'organizzazione delle sedi territoriali dell'Inps e assoggettati a potere direttivo verticalizzato e sottoposti al coordinamento (per esempio strutturazione di orari e di disponibilità telefonica per impellenti esigenze di servizio, rotazione sui festivi, eccetera) e controllo quotidiano. Persino l'opera professionale è stata ed è oggetto di stretto controllo e orientamento da parte dei dirigenti medici delle sedi territoriali dell'Inps e della direzione centrale. Inoltre l'assenza di reale posizione super partes e al di fuori di vincoli gerarchici (si veda l'obbligo di convocare a visita ambulatoriale, presso i medici dipendenti dell'Inps, i casi di contestazione della decisione del medico fiscale oppure l'obbligo di effettuare la prestazione con i caratteri di efficienza, efficacia e qualità prevista nei mansionari e sottoposta al giudizio del/dei dirigente/i della struttura medico-legale) rende la prestazione lavorativa dei medici fiscali dell'Inps, altrimenti detti medici "di lista", difficilmente assimilabile alla "natura fiduciaria dell'incarico professionale" che pervicacemente l'Istituto le attribuisce azzerando di fatto la reale autonomia della prestazione del professionista;
è da considerarsi stabile, per i medici titolari dell'incarico, l'inserimento nell'organizzazione delle sedi Inps. Tali medici, dal momento della sottoscrizione dell'accettazione dell'incarico, furono (e sono) tenuti ad osservare le prescrizioni di un mansionario ("criteri per lo svolgimento del servizio"), stilato dall'Inps, che prevede: a) l'obbligo di garantire l'esecuzione delle visite assegnate giorno per giorno dall'Istituto, secondo le esigenze di servizio, senza la garanzia di un numero minimo di incarichi; b) l'obbligo d'effettuazione delle visite, da eseguirsi nelle fasce orarie previste (10.00-12.00 e 17.00-19.00), tutti i giorni dell'anno, compresi i festivi. Non furono giudicati ammissibili impedimenti al servizio nell'arco della settimana o del mese, in quanto il rapporto di lavoro avrebbe dovuto avere caratteristica continuativa ed esclusiva (in particolare non fu permessa alcun altra attività lavorativa con diverso datore di lavoro pubblico o privato anche in una dimensione di collaborazione coordinata e continuativa) né poteva essere oggetto di rifiuto da parte del medico incaricato l'eventuale disagevole ubicazione dei controlli da eseguire, pena la sospensione o revoca dell'incarico; c) l'obbligo di sottostare alla assegnazione delle visite da effettuarsi per fascia di reperibilità, messa poi in atto dalle sedi, in modo da evitare sostanziali esenzioni dall'impegno in uno dei periodi temporali giornalieri previsti (vincolo biquotidiano); d) l'obbligo di reperibilità, anche telefonica; e) l'obbligo per i medici di lista di comunicare, con congruo anticipo, i periodi di astensione dal servizio, peraltro contingentati in un periodo di comporto oltre il quale fu prevista decadenza dall'incarico; f) l'obbligo di provvedere ai mezzi necessari per raggiungere il luogo fisico ove espletare la prestazione, con il riconoscimento di un rimborso forfetario (un quinto del costo della benzina per chilometri) per i controlli da effettuarsi fuori della cinta urbana (senza alcuna definizione della locuzione "cinta urbana", sulla base di costi di carburante non aggiornati e di precostituite, vetuste, tabelle chilometriche);
il servizio ispettivo, visite mediche di controllo, è svolto sul territorio esclusivamente e quotidianamente dai medici fiscali dell'Inps; si tratta di una figura professionale che si distingue dunque dal semplice osservatore del fenomeno per la capacità tecnica di valutare, sotto il profilo medico-legale e assicurativo, lo status di malattia attraverso la propria facoltà/potestà di compiere, nel rispetto della dignità e della libertà della persona, un atto medico completo, per esserne stato abilitato dalla legge e dall'esperienza. Vi sarebbe, pertanto, perfetta coincidenza tra i fini istituzionali dell'ente ed il lavoro dei medici fiscali;
nel 2000 il rapporto di lavoro dei medici fiscali con l'Inps muta, in parte, nuovamente, prevalentemente per la statuizione delle incompatibilità, in forza del decreto ministeriale del 12 ottobre 2000. Rimangono invece sostanzialmente immutati gli elementi di atipicità, permanendo la condizione lavorativa dei professionisti a metà strada tra il lavoro parasubordinato e subordinato, ma definito dall'Inps, a tutti gli effetti (previdenziale, fiscale), lavoro autonomo. Una collocazione lavorativa, a quanto risulta agli interroganti, particolarmente penalizzante per i medici fiscali poiché capace di minimizzare i diritti ed i vantaggi di tutte le tipologie di lavoro citate, dando luogo ad un regime speciale, privo di garanzie e protezioni;
considerato che:
secondo i dati della Federazione dei medici, nel 2012 l'Inps ha effettuato 1.300.000 visite mediche di controllo domiciliare. Di queste circa 970.000 sono quelle disposte d'ufficio e circa 330.000 quelle richieste dai datori di lavoro, di cui circa un 10 per cento nei confronti di lavoratori non a indennità di malattia a carico dell'Inps;
la spesa complessiva è stata di circa 69 milioni di euro: la quota recuperata dai datori di lavoro è stata di circa 17 milioni di euro. Gli "assenti a visita" si aggirano intorno a 260.000 e daranno origine a un gettito (incasso delle relative sanzioni) fra i 17 e i 20 milioni di euro;
a queste cifre vanno aggiunte quelle derivanti dai risparmi operati dall'Istituto a seguito della riduzione delle prognosi e, soprattutto, con le riammissioni al lavoro. L'Inps ha erogato nel 2012 2.053 milioni di euro di indennità di malattia;
a giudizio degli interroganti, stante l'importanza economica del lavoro svolto, non appare chiaro con quale criterio l'Inps abbia dal 2 maggio 2013 sospeso l'attività di controllo d'ufficio sui certificati di malattia, non ritenendo giustificabile il motivo della spending review,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare a tutela dei medici fiscali, con particolare riferimento alla tipologia contrattuale;
quali misure intenda assumere al fine di provvedere alla puntuale pubblicazione dei dati dell'assenteismo lavorativo a seguito dei mancati controlli.

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Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00392

Atto n. 4-00392

Pubblicato il 20 giugno 2013, nella seduta n. 46
Risposta pubblicata

D'AMBROSIO LETTIERI(FI) , CASSANO (NCD) , IURLARO (FI) , LIUZZI (FI) , AIELLO (NCD)- Ai Ministri della salute e del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
l'Inps aveva sospeso dal 1° maggio 2013 le visite fiscali d'ufficio;
i medici che, come liberi professionisti in regime di convenzione con l'Inps da oltre 20 anni, circa 1.400 distribuiti sull'intero territorio nazionale, effettuavano dette visite d'ufficio, in conseguenza, per effetto della citata drastica sospensione, rischiavano di rimanere senza lavoro;
successivamente, dopo le proteste delle associazioni di detti medici, nei giorni scorsi, l'Inps, in un comunicato stampa, ha confermato che le visite fiscali, in conseguenza del taglio delle risorse cui è stato sottoposto l'istituto dalle ultime leggi di spesa, non saranno sospese ma ridotte in quantità (circa 100.000 visite per il 2013) e saranno più mirate;
premesso, inoltre, che, a quanto risulta all'interrogante:
le visite fiscali d'ufficio hanno fin qui costituito il 75 per cento del totale delle visite fiscali effettuate;
secondo i dati diffusi dall'Inps, nel 2012 le visite fiscali eseguite d'ufficio sono state 900.000, per una spesa complessiva a carico dell'Istituto di previdenza di circa 50 milioni di euro, mentre quelle richieste dai datori di lavoro ammontano a 300.000 e sono pagate dalle aziende;
secondo i dati Inps, l'esito delle visite fiscali disposte d'ufficio ha portato a una riduzione della prognosi nel 9 per cento del totale delle visite eseguite;
premesso, infine, che, a quanto risulta all'interrogante:
i medici fiscali, che hanno svolto la loro attività per anni, hanno oggettive difficoltà di reinserimento in un ambito lavorativo diverso dall'attuale in quanto si tratta per la maggior parte di persone già alla soglia dei cinquant'anni e che, a causa delle diverse incompatibilità, non hanno potuto svolgere altre attività né hanno potuto frequentare le scuole di specializzazione postlaurea;
detti medici sono tutti professionisti con elevate competenze;
la scelta dell'Inps di sospendere prima e ridurre poi le visite fiscali d'ufficio per le malattie dei lavoratori, lasciando in essere solo quelle a richiesta dei datori di lavoro, sarebbe scaturita esclusivamente dalla necessità di far fronte alla riduzione della spesa;
tale decisione, tuttavia, potrebbe comportare che, in assenza di adeguati controlli, si verifichi un aumento delle assenze per malattia con conseguente aggravio della spesa per le indennità di malattia;
rilevato che sarebbe auspicabile che le visite fiscali fossero razionalizzate al fine di trovare un'adeguata convergenza fra le esigenze di risparmio della spesa, l'esigenza di porre in essere le verifiche necessarie e la salvaguardia delle aspettative di coloro che rischiano di rimanere senza lavoro,
l'interrogante chiede di sapere:
quali siano le valutazioni dei Ministri in indirizzo, ciascuno per quanto di competenza, riguardo alla prospettata riduzione del numero di visite fiscali per l'anno 2013 e se detta riduzione risulti essere stata ripartita su base regionale e attraverso quali criteri;
se ritengano che il citato numero di 100.000 visite fiscali previste per il 2013 sia congruo;
se e in quali modi intendano attivarsi al fine di individuare le soluzioni più idonee ad assicurare, pur nell'ottica del necessario risparmio della spesa, la prosecuzione di un numero accettabile di visite fiscali disposte d'ufficio e la conseguente tutela dei medici incaricati, valutando anche l'opportunità di aprire un tavolo di confronto con le parti al fine di ricercare ogni soluzione valida e alternativa a quella individuata dall'Inps.

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Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00312

Atto n. 4-00312

Pubblicato il 5 giugno 2013, nella seduta n. 34
Risposta pubblicata

CENTINAIO , MUNERATO -  ( Lega Nord )    Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
è notizia riportata dalla stampa in questi giorni che l'Inps ha cancellato circa 800.000 delle 900.000 visite fiscali di controllo d'ufficio per le assenze per malattia dei lavoratori;
in provincia di Pavia ciò significa che delle 3.000 visite domiciliari effettuate nel 2012 per verificare l'effettiva malattia del lavoratore, nel 2013 ne resteranno poco più di 330, con il rischio del posto di lavoro per gli 8 medici fiscali in forza a Pavia;
sembra che tale decisione venga giustificata con la necessità di raggiungere l'obiettivo di 500 milioni di euro di risparmio nel bilancio 2013 sulla base di quanto previsto dalla spending review;
il provvedimento, che dovrebbe tagliare la spesa di circa 50 milioni all'anno per queste prestazioni, non tiene conto delle conseguenze che determineranno per l'Inps un incremento delle spese (indennizzo di malattia, azzeramento delle sanzioni per assenze non giustificate e mancata chiusura delle prognosi) di gran lunga superiore al risparmio ottenibile dalla sospensione del servizio;
dal quarto giorno di malattia, infatti, è l'Inps a pagare stipendio e contributi invece del datore di lavoro; se pertanto vengono scoperte le "false malattie" ed i giorni vengono ridotti, l'Istituto risparmia, di contro, se aumentano le false malattie l'Inps spenderà di più;
la scelta di operare tagli lineari invece di una vera e propria riorganizzazione deriva probabilmente dalla mancata valutazione delle modalità di svolgimento dell'attività della medicina fiscale e delle finalità del servizio stesso;
gli obiettivi delle visite fiscali di controllo, difatti, sono essenzialmente tre: azione deterrente sull'assenteismo; sanzioni per assenze non giustificate e conseguente riduzione dell'indennizzo di malattia erogato dall'Inps; riduzione dei giorni di prognosi e/o chiusura a termine della malattia con impossibilità di continuazione della malattia da parte del lavoratore;
è pertanto indubbio che la sospensione dei controlli determinerà un aumento spropositato dell'assenteismo con conseguente incremento del costo dell'indennità di malattia per le casse pubbliche ben superiore al costo del servizio;
sempre più frequentemente, nello svolgimento delle visite fiscali, i medici di controllo si trovano di fronte a prognosi di 2-4-6 mesi, o per patologie croniche (l'indennizzo di malattia è previsto per le fasi acute di malattia con limitazioni funzionali), o per pazienti in attesa di interventi chirurgici (ad esempio una lesione del corno posteriore del menisco mediale del ginocchio non compromette le normali funzioni di vita quotidiana come non costituisce una limitazione per la maggior parte delle mansioni lavorative), o per pazienti asintomatici (in sostanziale stato di benessere psico-fisico) con diagnosi generiche come lombalgia o sindrome depressiva che in realtà sono in attesa della vicina pensione, sono in attesa di un cambio di lavoro magari perché non più idonei alla mansione lavorativa (e nel frattempo svolgono attività in nero), o peggio ancora nell'edilizia, per lavoratori che si mettono in malattia per svolgere lavori a turno a casa propria o dei parenti;
un'altra situazione paradossale, emersa in questo periodo di crisi, è l'indicazione sempre più insistente che soprattutto le aziende o gli artigiani, che non possono usufruire della cassa integrazione, dicono ai propri dipendenti di mettersi in malattia al fine di ridurre il personale, ovviamente a spese dell'Inps,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno valutare con l'Inps, ente vigilato dal Ministero, percorsi alternativi alla cancellazione numerica annua delle visite fiscali ai fini del raggiungimento dell'obiettivo di risparmio, posto che la strada intrapresa porterà ad un aumento della spesa per l'Istituto, nonché al rischio di licenziamento di più di 1.000 medici che da decenni collaborano in via esclusiva con l'Inps.


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Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-00390

Atto n. 4-00390

Pubblicato il 20 giugno 2013, nella seduta n. 46
Risposta pubblicata

AIELLO (NCD) , D'AMBROSIO LETTIERI (FI) , ROMANO (PI), GENTILE (NCD)- Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
le visite fiscali, prevalentemente dei lavoratori assenti per malattia del settore privato, sono effettuate da medici incaricati dall'Istituto nazionale previdenza sociale (INPS) sia su disposizione d'ufficio che su richiesta dei datori di lavoro;
il rapporto di lavoro tra i medici fiscali e l'INPS, è svolto in base alle disposizioni contenute nel decreto-legge n. 463 del 1983, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 638 del 1983;
i richiamati medici hanno con l'Istituto un rapporto fiduciario essendo inseriti in liste speciali;
il decreto ministeriale dell'8 maggio 2008 ha cristallizzato la consistenza numerica dei sanitari inseriti nella lista alla data del 31 dicembre 2007 in attesa della modifica del quadro normativo che avrebbe consentito una diversa tipologia di rapporto di lavoro superando quella di tipo fiduciario;
in occasione della conversione del decreto-legge n. 158 del 13 settembre 2012, recante "Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute", il Governo si è impegnato ad adottare le iniziative necessarie per l'adeguamento del quadro normativo dei medici fiscali INPS per dare certezza ai medici già iscritti nelle liste alla data del 31 dicembre 2007, trasformando le liste speciali in liste speciali ad esaurimento nelle quali confermare i medici già iscritti alla data del 31 dicembre 2007;
premesso altresì che, a quanto risulta agli interroganti:
nelle more degli interventi legislativi programmati, con provvedimento del 29 aprile 2013, l'INPS ha sospeso, a partire dal 1° maggio, le richieste delle visite mediche di controllo disposte d'ufficio nel settore privato lasciando in essere solo quelle a richiesta dei datori di lavoro;
in conseguenza del provvedimento di sospensione, è venuto meno il rapporto di collaborazione professionale intercorrente tra l'INPS e circa 1.400 medici, con un'età media di circa 50 anni, che svolgono questa attività in maniera prevalente da circa venti anni;
i medici de qua, che, lo si ribadisce, svolgono l'attività per conto dell'INPS da oltre vent'anni, avrebbero, ed hanno, com'è ovvio, enormi difficoltà di reinserimento nel mercato del lavoro (stante anche l'età) e non godrebbero, per la natura del rapporto intercorso con l'INPS (di collaborazione fiduciaria), nemmeno degli ammortizzatori sociali previsti dalla legge per le altre categorie di lavoratori;
la sospensione, disposta per ridurre la spesa pubblica in materia di sanità, avrà come paradossale conseguenza quella di aumentare la spesa per l'indennità di malattia vanificando, così, il sacrificio professionale dei medici de qua,
si chiede, pertanto, di sapere se il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, la revoca immediata del provvedimento di sospensione dell'INPS, e quali misure intenda adottare per rispettare gli impegni assunti e risolvere, così, l'annosa ed improcrastinabile questione dei medici fiscali dell'INPS.






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