Ulteriore approfondimento di Mauro Cavoli inerente ai 70 milioni di €
… A PROPOSITO DEI 70 MILIONI
Quanto affermato nel corso dell’audizione in Commissione Affari Sociali, da parte del rappresentante della Conferenza delle Regioni, limitatamente all’aspetto economico finanziario riguardante la spesa per la effettuazione delle visite mediche di controllo domiciliare, è, a mio avviso, corretto.
Dei famosi 70 milioni di euro stanziati per gli accertamenti medico legali sui dipendenti pubblici in malattia, previsti dal comma 5 articolo 17 del D.L. 6 luglio 2011, n° 38 convertito nella legge 15 luglio 2011, n° 111, l, soltanto 23 milioni sono stati assegnati alle regioni (articolo 14 comma 27 del decreto legge 95/2012) per la effettuazione delle visite fiscali sul personale della scuola; i rimanenti 47 milioni sono stati assegnati direttamente alle pubbliche amministrazioni per il pagamento delle visite richieste alle AASSLL (decreto MEF).
Dei 47 milioni, inoltre, la parte da assegnare alle regioni per le visite ai loro dipendenti, al pari delle altre ppaa, deve essere ripartita tra le regioni stesse, come stabilito dal comma 339 legge 147/2013 ( legge di stabilità 2014).
Quindi, le Aziende Sanitarie Locali chiedono il corrispettivo alla pubblica amministrazione che ha richiesto la visita, ivi comprese le regioni, tra l’altro per un servizio non obbligatorio non rientrante nei LEA, e anche quando va bene che la fattura viene saldata, il suddetto corrispettivo non copre, in molti casi, totalmente il costo della prestazione (il cd costo politico)
Non avendo incassato i 70 milioni ed essendoci stato un definanziamento del FSN di pari importo, come afferma il rappresentante delle Regioni e come previsto dalla normativa sopra ricordata, al contrario avendoli tirati fuori dalla tasca per un servizio che non gli compete, per le regioni vi è stata una sottrazione di risorse che potevano essere destinate agli scopi istituzionali di tutela della salute del cittadino.
Norme alla mano, il rappresentante delle Regioni ha pienamente ragione.
Inoltre, per quanto riguarda la sentenza emessa nel 2005 dalla Corte di Giustizia Europea, riguardante l’esclusione dell’assoggettamento ai fini IVA delle vmcd, in quanto rientranti nella tutela della salute, al cui buon esito contribuirono anche le OOSS sindacali presenti all’epoca, SINMEVICO, in modo rilevante, e NIDIL CGIL, occorre ricordare che la recente sentenza della Corte Costituzionale 207/2010, ha stabilito l’esatto contrario, cioè che la visita fiscale è volta principalmente alla tutela di un interesse del datore di lavoro, la quale trova solo indirettamente un collegamento con prestazioni poste a tutela della salute del lavoratore….
Sarebbe opportuno,forse, non tirare in ballo simili argomentazioni perché nel caso in cui le vmcd dovessero essere assoggettate anche all’IVA, si chiuderebbe definitivamente bottega.
Sarebbe opportuno, al contrario, soffermarsi sulla tutela del medico di lista, al fine di evitare ulteriori prese di posizione inopportune da parte di chiunque, tutela che può essere riconosciuta, stante le norme in vigore, e senza fare voli pindarici, soltanto con un contratto di lavoro stabile e dignitoso che garantisca la professionalità acquisita con l’equiparazione ai rapporti specialistici e che faccia definitivamente superare l’attuale situazione divenuta estremamente gravosa per quei sanitari che svolgono in via esclusiva, o prevalente, l’attività di medico di controllo.
Per quanto concerne gli aspetti riguardanti la figura professionale del medico di lista, grossolanamente apostrofata, si rinvia alla lettura del post precedente.
mauro cavoli
p.s.:
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