TRE PALLINE CENTO LIRE

Chi ha qualche annetto, si ricorderà sicuramente le giostre di una volta, un po’ sgangherate, soprattutto quelle che giravano per la provincia, polverose, con poche luci e molta confusione.
In tutte le giostre si poteva trovare un gioco che era la gioia di tutti i bambini. Con 100 lire avevi a disposizione tre palline, tipo ping pong, che si dovevano tirare dentro dei piccoli recipienti pieni di acqua con dentro un pesciolino. Se si riusciva a centrare il buco e far entrare la pallina, si vinceva il pesciolino.
Oggi, al posto del pesciolino rosso, chi riesce con la pallina a centrare il buco, si porta a casa la convenzione.
Ci si riempie la bocca della parola “tutele” e si propongono tipologie contrattuali come fossero le palline da tirare per vincere il pesciolino.
Per poter ottenere le tutele forti e “vere”, cioè intese come indennità sostitutiva, presenti nei rapporti convenzionali del SSN, bisogna fare riferimento o alla specialistica ambulatoriale o alla medicina dei servizi.
Tra questi due rapporti, indubbiamente il migliore, sia dal punto di vista normativo che economico, è il primo ed è anche l’unico “esportabile” al di fuori del SSN.
Quindi, detto terra terra, per poter ottenere ferie pagate, TFR, permessi e congedi vari retribuiti, indennità di malattia e infortunio, contributi previdenziali, ecc. occorre estendere ai medici fiscali la validità dell’ACN della specialistica ambulatoriale.
Un semplice rapporto generico parasubordinato, anche ad ore, come le tante proposte che si leggono, non da diritto alle ferie pagate, TFR, ecc ma, eventualmente, alla sola quota parte del contributo previdenziale a carico del committente.
Inoltre, visti i recenti sviluppi sul DEF e l’allargamento della flat tax per i liberi professionisti, bisogna ragionare attentamente prima di proporre un rapporto parasubordinato generico, perchè significherebbe, oltre a non avere le tutele della specialistica, lasciare sul tappeto qualcosa come  6/8 mila euro l’anno. Ma di questo ne riparleremo a legge di Bilancio approvata.
Sia il decreto legislativo 75/2017 che l’atto di indirizzo, prevedono esclusivamente un rapporto libero professionale,neanche parasubordinato che potrebbe dare luogo al pagamento della quota parte dei contributi, e le “tutele”, che continuamente vengono sbandierate indicate nell’atto di indirizzo, vanno lette in questa tipologia di rapporto.
Si potrebbe quasi azzardare, a questo punto, che tutti coloro che hanno applaudito (e ancora applaudono) al decreto legislativo e all’atto di indirizzo, con i quali è possibile ottenere solo un rapporto libero professionale, forse non sono (veramente) del tutto favorevoli a far riconoscere  tutele (vere) ai medici fiscali e usano tali strumenti  per farsi propaganda.
A legislazione costante, se si deve ragionare necessariamente intorno ad un rapporto libero professionale, occorre individuare le tutele che è possibile inserire e sarebbe saggio e intelligente mantenere, a garanzia dei sanitari, quanto più possibile della disciplina vigente, ivi compresi i compensi e introdurre la garanzia  di un  carico di lavoro, cd carico blindato.
Ogni tanto vengono tirate fuori dal cilindro varie tipologie contrattuali “tipo sumai”, “tipo SSN”, ecc. ma si tratta esclusivamente di rapporti parasubordinati generici, non avendo ancora compreso che sia la specialistica ambulatoriale che la medicina dei servizi, che garantiscono fior fiore di tutele, sono rapporti parasubordinati particolari previsti da una norma di legge.
Se non viene modificato il decreto legislativo e, di conseguenza, l’atto di indirizzo, si continueranno a tirare le palline per cercare di centrare il buco e   portare a casa il pesciolino rosso, pardon, la convenzione.
mauro

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