IT’S RAINING CATS AND DOGS
La consistenza numerica dei medici inseriti nella lista ad esaurimento, è stata determinata in base al combinato disposto dell’articolo 4, comma 5 e dell’articolo 7, comma 1, decreto ministeriale 18 aprile 1996.
In pratica, come disposto anche dalla circolare 159/96, è previsto 1 medico sul territorio di competenza ogni 21 visite settimanali, ovvero 90 mensili (per questo motivo il carico di lavoro è stato blindato a 90 visite).
Con la sottoscrizione della convenzione, la disciplina vigente, per l’immensa soddisfazione di qualcuno (gioia alle stelle, poi, dopo aver affossato anche l’ACN della specialistica), viene completamente ed integralmente rimodulata non essendo prevista nessuna continuità con la normativa precedente.
E’ soltanto una manifestazione propagandistica e probabilmente dettata soprattutto dalla paura visto che i tanti nodi stanno arrivando al pettine, quella di evocare, ultimamente, diritti precedenti appellandosi alla vecchia disciplina richiamando articoli e commi che, al contrario, intenzionalmente si è voluti seppellire.
Inoltre, come (ri)spiegato dalla controparte, i conti bisogna farli con le risorse “reali” presenti nel cassetto, cioè 68 milioni di euro e non su quelle aleatorie, 88 milioni, quindi, i compensi “certi” in discussione dovranno subire una decurtazione del 23%, fermo restando la distrazione delle risorse per il pagamento delle “tutele”, sempre da stornare dai 68 milioni.
Per poter riempire di visite una disponibilità retribuita, si badi bene disponibilità, non attività oraria, di 38/h settimanali, al di là che si riceverà, a seguito della decurtazione, quasi lo stesso compenso orario previsto per una cameriera ai piani (vedasi CCNL aziende turistiche), occorrono 165 visite al mese, sempre se ci sono, il cui compenso dovrà subire, anch’esso, una decurtazione del 23%.
Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti, che nel momento in cui viene stabilito un volume certo di attività, il pagamento di una disponibilità oraria non reca al medico alcun vantaggio, anzi va ad incidere negativamente sul compenso della visita e lo obbliga ad essere a disposizione del committente in base alle sue esigenze (che ovviamente ha tutto l’interesse al pagamento di una disponibilità).
Il pagamento della disponibilità, a tutela del medico, avrebbe avuto una logica nella disciplina vigente, in quanto il carico di lavoro, ai sensi dell’articolo 7, comma 1, decreto ministeriale 18 aprile 1996, è previsto “in linea di massima” e il committente non è obbligato, come recita il successivo comma 2 della norma avanti richiamata e come hanno stabilito tutte le sentenze fino ad oggi emesse, ad assegnare un numero minimo di visite, ma le stesse possono variare in base alle esigenze dell’Ente.
Con il carico blindato, invece, essendo calibrato solo sul minimo di 90 visite e sui compensi stabiliti dal DM del 2008 e con spesa prevista già entro i 68 milioni “certi”, ivi comprese le tutele compatibili e indispensabili (polizza primi 30 gg malattia e infortunio, RCT e tutela legale, recupero psico fisico retribuito), e, soprattutto, non essendoci il vincolo della “disponibilità retribuita”, quindi potendo sfruttare, in aggiunta e soprattutto in maniera elastica anche i rimborsi per le visite datoriali, arrivando fino a 120 visite/mese, non sorgerebbe alcun tipo di problematica.
Chiunque è in grado di farsi da solo “na botta de conti” e controllare, alla fine della fiera, quanto gli rimane in saccoccia con i compensi una volta decurtati pur dovendo garantire obbligatoriamente la disponibilità per 38/h sett. ed effettuare 165 visite/mese (se poi le visite sono in numero inferiore, ovviamente la saccoccia piange, e tanto); dopo di che provare a fare un confronto con il carico blindato ai compensi attuali, benché fermi al 2008 (si consiglia di fare questa operazione restando seduti e lontano dai bambini perché l’irritazione potrebbe provocare la fuoriuscita di parolacce ed insulti).
Oltre l’aspetto puramente materiale rappresentato dalla vile moneta (nel film “Un turco napoletano”, il Principe avrebbe detto: “Don Pasquale, io pure, aggia campà!!”) vi è quello altrettanto importante che riguarda le modalità di svolgimento dell’incarico.
Se la consistenza numerica è stata determinata in base a 90 visite mese, perché tale è il carico di lavoro necessario, nel caso di obbligo di disponibilità con 165 visite/mese la situazione cambia radicalmente (ma anche se fossero 150 o 140, non c’è molta differenza).
Nelle sedi medio piccole, come è stato (ri)spiegato nell’incontro, che rappresentano la maggioranza, naturalmente con una prevalenza delle sedi aggregate rispetto a quelle leader, difficilmente si potranno raggiungere carichi di lavoro elevati da giustificare il pagamento di una disponibilità per 38/h sett., onde per cui il medico dovrà (non potrà) spostarsi, come ricordato anche dalla controparte, sull’intero territorio provinciale (per ora, come si è tenuto a specificare nell’incontro, lasciando intendere che forse non ci si limiterà, in futuro, ai soli confini provinciali).
Tra l’altro, il committente ha chiesto, e anche ottenuto, la riduzione del compenso per la disponibilità oraria e se ci sarà l’armonizzazione delle fasce con i privati, sarà uno spettacolo. Del resto, l’esperienza insegna che il committente non tira se non coglie. Nulla da obiettare, fa il suo lavoro.
Inoltre, il rimborso spese riguarda, ovviamente, esclusivamente i km percorsi fuori dalla cinta urbana dove è ubicata la Sede che assegna le visite. Come la mettiamo se la visita è assegnata nel territorio di competenza di un’altra agenzia? Da dove si conteggeranno i km? Oppure si pensa veramente che la maggior parte dei compensi sarà destinata ai rimborsi chilometrici per asfaltare la provincia e non alle visite?
Il DM 8 maggio 2008 prevede anche ulteriori rimborsi proporzionati alla distanza da percorrere che non sono più presenti nella convenzione e che sarebbero stati un ulteriore deterrente all’assegnazione incontrollata di visite lontane oltre che un doveroso rimborso per la maggiore usura dell’auto. Ma il DM del 2008, secondo alcuni premi Nobel, è stato per i medici fiscali la causa di tutti i mali, quindi, invece di procedere all’aggiornamento dei compensi ivi previsti, lo si è frettolosamente cestinato (proprio furbi, non c’è che dire!!).
L’ultima mortificazione riguarda le attività ambulatoriali inerenti la funzione che devono essere svolte ISTITUZIONALMENTE dai medici delle liste ad esaurimento, come disposto dal Dlgs 75/2017 e che, invece, si vogliono far rientrare nel pagamento della disponibilità e considerate come “riempimento” in caso di mancanza di visite(della serie: sei a disposizione, a Giorgè, vieni in Sede, sbrigati, che c’è da fare una visita!!), con un supplemento per le eventuali visite ambulatoriali.
Invece di rafforzare la competenza sulle attività ambulatoriali, includendo anche l’attività istruttoria si cerca, al contrario, di sminuire il ruolo dei medici fiscali, forse per non sottrarre preziose attività ad altri medici così da farli rientrare anche loro tra i protagonisti del Polo Unico e rosicchiare parte delle risorse?
Sul versante fiscale, poi, visto che sono presenti nella convenzione alcuni istituti estranei alla libera professione, come la quota parte del contributo previdenziale a carico del committente (vai a cercare di far capire, dopo, che sono soltanto partite di giro) e norme disciplinari e/o vincoli gerarchici non previsti nel lavoro autonomo, se disgraziatamente l’Agenzia delle Entrate dovesse ritenere la tipologia del rapporto solo nominalmente convenzionato libero professionale mentre ai fini fiscali potrebbe essere considerato parasubordinato, facendo perdere anche i benefici previsti dal Regime forfetario con tassazione al 15%, cd flat tax, allora avremo, oltre il danno, anche la beffa (basta vedere quello che è successo, quanto le disposizioni non sono chiare, con il contributo per la formazione che fino al 2018 era stato considerato esente ed invece, da quest’anno, è soggetto, come tutti i compensi, alla ritenuta di acconto. Sai che ridere se l’Agenzia delle Entrate, in sede di accertamento, dovesse chiedere indietro gli importi non versati con tanto di interessi e multe!).
Oltre alle incompatibilità esagerate, finalizzate, come qualcuno maliziosamente sostiene, esclusivamente a ridurre la platea dei medici delle liste ad esaurimento, alle norme disciplinari e ai vincoli che non trovano giustificazione in un rapporto convenzionato libero professionale, la durata dell’incarico sottoposto a rinnovo e la mancanza di garanzie e tutele, quelle vere, ciascuno dovrebbe farsi molto attentamente i conti in tasca, anche in rapporto al carico di lavoro previsto sempre che si sia in grado di sostenerlo fino alla pensione.
Legare l’attività e il reddito mensile a due parametri, che solo in apparenza potrebbe far pensare ad una maggiore tutela: uno fisso e di importo irrisorio, ma che comunque costringe il medico ad essere sempre a disposizione del committente e l’altro variabile dipendente dal numero delle visite il cui compenso è fortemente contratto e vincola il sanitario a dover effettuarne un elevato numero, anche per arrivare a raggiungere un reddito quantomeno decente, è estremamente pericoloso.
Se poi, le fasce dei pubblici dovessero essere armonizzate a quelle dei dipendenti privati, allora è più conveniente chiudere bottega.
Disponibilità per 38/h settimanali, visite a gogo e compensi giù? No carico blindato e compensi attuali? Ahi, ahi, ahi, ahi.
mauro