DOLCETTO O SCHERZETTO?


Da sempre si fanno scherzetti ai medici fiscali, ma in occasione di Halloween sembra che ci si trovi più gusto. Prima l’opposizione ad oltranza contro l’ACN della specialistica ambulatoriale con la motivazione che non è estendibile a medici non specialisti poi, la propaganda a tappeto affermando che la disciplina vigente, integrata con volumi certi di attività, il cd carico blindato a 90 visite/mese, andrebbe a vantaggio solo di coloro che effettuano numerose visite e che non vogliono modifiche alla normativa.
Premesso che scopo del carico blindato è tutelare, al contrario, coloro che effettuano un numero non soddisfacente di visite, gli unici che, al limite, si dovrebbero lamentare, sono proprio coloro che, attualmente, già effettuano molte visite perché potrebbero vedersene ridotto il numero a causa di una più equa distribuzione delle risorse.
Con il carico blindato e con i compensi attuali, tutti percepirebbero un reddito mensile dignitoso. Ma questo, ovviamente, non viene ricordato “Ar popolo..” così come non viene ricordato che oltre il carico sarebbero blindate, per i soli medici fiscali, anche le risorse.
Non si fa riferimento, invece, al fatto che l’eventuale pagamento di una disponibilità, anche se misera, viene salutata con favore esclusivamente da coloro che svolgono un’altra attività libero professionale, i quali tifano per una diminuzione dei carichi di lavoro perché, secondo loro, verrebbero pagati senza effettuare visite potendo dedicarsi all’altra attività che, in alcuni casi, è tutt’altro che marginale.
Per non parlare di coloro senza problemi economici e annoiati dalla vita di provincia che, ricevendo un pagamento anche minimo di disponibilità, potrebbero continuare a dedicarsi all’attività retribuita di “Tribuni della plebe”.
Quando si dice le coincidenze……. Ovviamente senza preoccuparsi di tutti gli altri che non hanno la fortuna di svolgere ulteriori attività o di avere beni al sole e costretti a vivacchiare con quattro lire, visti i compensi vietnamiti proposti massacrandosi la schiena asfaltando la provincia…. per ora… e dover cessare obbligatoriamente l’attività a 68 anni percependo una pensione di poco superiore al reddito di cittadinanza.
Inoltre, le presunte tutele previste dalla convenzione in discussione, come più volte ricordato, non sono altro che dei giro conto, uno storno di risorse dai compensi, tranne quelle sindacali che verranno pagate dal 95% e fruite solo dal 5% degli interessati.
Analoghe tutele polizzate, è possibile riconoscerle a disciplina invariata, senza dover compromettere l’attuale organizzazione del lavoro, diminuire i compensi e depotenziare, se non azzerare del tutto, blocca liste e priorità.
Non si venga a raccontare, infine, che essendo il blocca liste e la priorità richiamate in premessa nella convenzione continuano ad espletare pienamente la loro efficacia, perché significherebbe considerare er popolo come gli organi maschili che si trovano ad un palmo dall’ombelico.
Altro argomento-scherzetto, sono le incompatibilità. La furbata o la “vendetta” (negli anni settanta si sarebbe parlato di furore ideologico) di alcuni strateghi di inserire o avallare  incompatibilità tombali senza alcun criterio logico o di effettivo pericolo di conflitto di interessi al grido di “Meno semo e più belli paremo” potrebbe rivelarsi, invece, un pericoloso boomerang per tutti, viste le pronunce della Cassazione e gli effetti devastanti che causerebbero sulle liste ad esaurimento.
Il tutto controcorrente, proprio mentre la Federazione e importanti Organizzazioni Sindacali chiedono a gran voce un alleggerimento delle incompatibilità o addirittura l’abrogazione della legge 412/91. Almeno che, le pesanti incompatibilità (quelle degli altri, ovviamente, perché delle proprie non si deve parlare) siano finalizzate a  svuotare le liste ad esaurimento e distrarre le risorse per altri scopi. Considerazioni fantasiose, forse, ma, come ripeteva sovente  il “Divo” Giulio: “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
Si è messo in pratica, attualizzandolo alla lettera, il “Do ut des” dei Romani: qualcuno, eliminando i doppiolavoristi o chi dovrà gettare la spugna per carichi di lavoro in alcuni casi impossibili da rispettare e sottopagati, libera risorse e incarichi a vantaggio di altri e del committente, altri ottengono lo scalpo di colleghi che meritavano una giusta punizione sociale, altri ancora riceveranno, come meritata ricompensa per l’impegno profuso, un posto al sole c/o l’Ente previdenziale.
L’ultimo scherzetto è sulle fasce di reperibilità dei dipendenti pubblici che, come noto, potrebbero variare sia a seguito del parere rilasciato dal Consiglio di Stato che degli interventi  dei rappresentanti del pubblico impiego che chiedono l’unificazione con le fasce dei dipendenti privati.
Con un rapporto generico libero professionale a ore o misto e con una disponibilità pagata con il soldi del Monopoli, che vede incatenati i medici ad essere disponibili per 38/h settimanali, o meglio pagati per 38/h perché la disponibilità potrebbe essere anche maggiore, soprattutto per coloro costretti a percorrere lunghe distanze, in caso di riduzione delle fasce vi sarebbero conseguenze inenarrabili, soprattutto e sempre, per coloro che svolgono solo l’attività di medico fiscale.
La stragrande maggioranza si becca lo scherzetto, pochi, pochissimi intimi, un meritato dolcetto, ma c’è un antico proverbio che i pastori ripetono spesso in occasione della transumanza: “Alla fine, solo alla fine si ricontano le pecore”.
mauro

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