SRAGIONANDO

L’articolo 1, commi 458,459 e 460, della legge di Bilancio, già emendamento 55.0.99,prevedono, come noto, il convenzionamento di 820 medici.
In particolare, il comma 460, recita: “Ai maggiori oneri connessi ai rapporti convenzionali di cui ai commi 458 e 459, si provvede mediante assegnazione all’INPS di 7,2 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2021-2023, di 7,3 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2024- 2026, di 7,6 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2027-2029 e di 7,8 milioni di euro annui dall’anno 2030”.
Sappiamo, come risulta dal Bilancio dello Stato che, dal 2021, gli importi di cui sopra sono stati aggiunti alla voce “Accertamenti medico legali sui dipendenti pubblici in malattia”, pari a 50 milioni di euro stanziati con la legge Madia (dlgs 75/2017).
A differenza della convenzione in discussione dei medici fiscali, con le “tutele fai da te”, cioè pagate con le risorse destinate ai compensi e fatte passare per la più grande conquista dei medici fiscali degli ultimi 36 anni (in giro, c’è anche chi ci crede), le tutele per gli 820 medici da convenzionare, in particolare, come recita la sk tecnica: “Per il contestuale riconoscimento c/o l’ENPAM, delle tutele connesse allo stato di malattia e gravidanza, al riposo annuale e ai permessi sindacali”, dal 2021 al 2030 anche con adeguamento automatico delle risorse, sono stabilite da una norma di legge e costituiscono una voce di spesa separata e ben individuata.
Tra l’altro, visto il costo pluriennale previsto, addirittura oltre il 2030, i vari premi Nobel si dovrebbero porre qualche domandina, non tanto perché questi oneri sono stati “fusi” con i 50 milioni destinati alle visite fiscali del pubblico impiego (su questo, almeno si spera, che non occorrano veramente le capacita del prof. Zichichi per capirlo), quanto per il fatto che, a differenza dei medici fiscali, gli 820 convenzionati avranno un percorso di stabilizzazione sicuro e tutelato da una norma di legge (buon per loro) per svolgere, anche, le attività medico legali previdenziali e assistenziali.
I medici fiscali sono ancora tenuti in vita artificialmente solo dal blocca liste e dalla priorità. Una volta superate queste due norme, e la convenzione in discussione rappresenta il primo passo verso questo obiettivo (non serve abrogarle, basta aggirarle con il consenso di tutti gli attori), si potrà dire definitivamente addio ai “Sogni di gloria”.
Qualsiasi persona di buon senso, a seguito della entrata in vigore della legge di Bilancio, prima di sottoscrivere al buio una convenzione che rimoduli la disciplina con tutte le conseguenze che ne deriveranno (l’attuale formulazione è un pannicello caldo), dovrebbe quantomeno attendere la emanazione dell’atto di indirizzo previsto dal comma 459 della legge di Bilancio, visto che le conferenze stampa e le rassicurazioni verbali, a differenza delle norme, non finiscono sulla Gazzetta Ufficiale.
Infatti, non sarà determinante quello che proporrà il committente con la proposta quasi definitiva in discussione,  ma solo ed esclusivamente il contenuto dell’atto di indirizzo.
Almeno che non ci sia qualcuno che ancora è portato a credere che ci troviamo di fronte ad un “Mero errore”, oppure, non essendo incompatibile, né 70enne ed essendo in piena salute da sopportare i carichi di lavoro allucinanti previsti per tutta la provincia (con una disciplina mortificante sia dal punto di vista normativo che economico) e con una specializzazione in tasca,  si ritenga al sicuro di rientrare tra i fortunati che resteranno.
Ovviamente, nel frattempo, sicuramente gli stessi attori che avevano sollecitato il Parlamento a respingere l’emendamento che stabilizzava i SOLI medici fiscali, presentato al DL 101/2019, saranno già intervenuti sulla politica per tutelare la categoria dalle norme approvate (da rotolarsi  per terra dalle risate).
Il Principe avrebbe detto: “Pasquale, è la somma che fa il totale!!”
mauro

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