PROPOSTA DI UNIFICARE LE FASCE ORARIE DI REPERIBILITA’

 È in corso di svolgimento, da parte di una Sigla sindacale del pubblico impiego, una petizione, richiedente, tra l’altro, l’equiparazione delle fasce di malattia previste per i dipendenti pubblici, con quelle del settore privato.

Tale iniziativa, si affianca a quella promossa da un’altra importante Sigla sindacale del pubblico impiego e reiterata nel corso di incontri all’ARAN.

Nel caso in cui le richieste dovessero andare in porto, cerchiamo di capire quali saranno le conseguenze sulla ipotesi di accordo in corso di approvazione.

L’ipotesi di accordo, nella premessa, tra i vari “Visto” che giustificano il contenuto della convenzione, vi è il richiamo al decreto interministeriale 17 ottobre 2017, n.206 che individua le fasce orarie di reperibilità.

È da ricordare che il Consiglio di Stato, a proposito del sopracitato decreto interministeriale, che ha la natura di Regolamento,aveva rilasciato un parere estremamente critico sulla disparità delle fasce orarie tra pubblici e privati.

Se il decreto interministeriale 206/2017 dovesse subire delle modifiche, queste saranno immediatamente recepite dall’ipotesi di accordo, in base all’articolo 3, commi 4 e 5.

Il problema che si pone riguarda il compenso fisso mensile, parametrato sulla disponibilità attuale di 8 ore al giorno che, ovviamente, non potrà restare lo stesso con 4 ore al giorno.

Come più volte ricordato, l’aver legato la disponibilità in base alle fasce, tra l’altro non prevista dall’Atto di indirizzo, e non in base ad un carico blindato, favorisce esclusivamente il Committente e penalizza i medici.

Se fosse stato previsto il carico blindato, con tutte le garanzie più volte ricordate, la eventuale variazione delle fasce di reperibilità non avrebbe comportato nessuna conseguenza.

Convenzione fai da te? No disciplina vigente con il carico blindato? Ahi, ahi, ahi, ahi.

mauro

 

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