TUTELE FAI DA TE? AHI, AHI, AHI

 È stato più volte ricordato, che in un rapporto di natura libero professionale (nelle altre tipologie è dato per scontato), le eventuali tutele sono tali solo ed esclusivamente se i relativi oneri fissi sono a carico del datore/committente.


Diversamente, se le stesse sono coperte con le risorse a disposizione, con conseguente diminuzione dei compensi, altro non sono che dei giroconto contabili.


Le risorse a disposizione per il polo unico della medicina fiscale, sono esclusivamente quelle stabilite dall’articolo 22, comma 3, lettera a), pari a euro 50 milioni l’anno.


Le restanti eventuali risorse, che non rientrano nel polo unico, sono quelle annualmente messe a disposizione dall’istituto per i controlli richiesti d’Ufficio su lavoratori privati, classificate come spesa corrente e soggette a variazione, come avvenuto e avviene dal 2013 e che non costituiscono una posta fissa di bilancio.


Analizzando l’ipotesi di accordo in corso di approvazione, i costi fissi ivi previsti, calcolati sull’attuale consistenza numerica dei sanitari, sono sproporzionati rispetto alle risorse a disposizione (i soli 50 milioni).


Non essendo prevista nella ipotesi di accordo, a differenza della disciplina vigente, la consistenza numerica dei sanitari, sarebbe da chiedersi quale sarà il rapporto tra risorse e numero medici fiscali perché, pur avendo difficoltà con l’uso di un pallottoliere, anche na creatura capirebbe che non c’è spazio per 1100/1000 medici.


L’altro grave errore strategico, in un’ottica di equo compenso, restando il rapporto libero professionale, è quello di eliminare l’aggancio dei compensi al decreto ministeriale 8 maggio 2008 che, a sua volta, aveva aggiornato, in base agli indici ISTAT, i compensi previsti dal decreto ministeriale 12 ottobre 2000 stabiliti dal tariffario minimo nazionale, di cui al DPR 17 febbraio 1992.


Appare chiaro, quindi, che la sparuta flotta di medici fiscali che resterebbe in base al rapporto costi/risorse, dovrà garantire il servizio ininterrottamente anche in territori oggi non di competenza e senza il ristoro degli attuali rimborsi spese di 6, 10 e 15 euro, proporzionati alla distanza chilometrica da percorrere.


Inoltre, tutti i compensi previsti dalla ipotesi di accordo (compenso fisso, compensi visita, rimborsi km, permessi sindacali, polizze, ecc) generano automaticamente altri costi fissi (contributi previdenziali) che renderebbero quasi impossibile un eventuale ulteriore aumento futuro dei compensi almeno che non vengano stanziati, con norma legislativa, ulteriori risorse oppure si diminuisce, ancora di più, forzatamente, la consistenza numerica dei sanitari.


Abbiamo già evidenziato, in altro post, che in base alle 49 fasce orarie da garantire obbligatoriamente, pari a 196 ore mensili e al numero di visite previste per ogni fascia, pari a 3, si avrebbe un totale “minimo” di 147 visite al mese.


L’illusione di venire pagati per 49 fasce ed effettuare solo 3 visite al giorno, cioè 90 mensili, quasi sicuramente resterà tale.


Infine, ma non per ultimo, bisognerà capire se le risorse previste per il Polo Unico della medicina fiscale, verranno utilizzate anche dagli 820 medici da convenzionare in base alla legge 160/2019, i cui ulteriori oneri sono stati sommati alle risorse per le visite fiscali, visto che gli stessi svolgeranno, come previsto dalla normativa vigente e come richiesto anche da alcune organizzazioni di categoria, tutte le attività della medicina legale di competenza dell’Istituto.


Ne vedremo delle belle.


Il Principe avrebbe detto: “E’ la somma che fa il totale!!”.


mauro


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