IL DIAVOLO SI NASCONDE NEI DETTAGLI

 

Come ormai noto, i medici fiscali, in base alla convenzione sottoscritta da INPS con le OOSS maggiormente rappresentative, saranno obbligatoriamente iscritti alla  gestione previdenziale dei medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e addetti ai servizi di continuità assistenziale ed emergenza territoriale del Fondo della medicina convenzionata ed accreditata gestito dalla Fondazione ENPAM, ai sensi dell’art. 2, comma 2, del Regolamento del Fondo stesso.

Sempre in base alla Convenzione sottoscritta, “l’INPS versa il contributo previdenziale previsto dal Regolamento del Fondo della medicina convenzionata ed accreditata per la competente gestione, con quota parte a carico dell’Istituto pari al 13%, calcolato su tutti i compensi di cui al presente Accordo”.

Quello che non quadra, o almeno non risulta chiaro, è quel quota parte a carico dell’Istituto pari al 13%, calcolato su tutti i compensi di cui al presente Accordo”.

Il MEF – Ragioneria Generale dello Stato – ha chiarito che gli accertamenti medico legali devono essere assicurati all’interno della cornice finanziaria normativamente prevista dal decreto legislativo 75/2017, cioè i 50 milioni di euro.

Quindi, facendo un rapido calcolo e ponendo un compenso annuo di 50 mila euro per 1100 medici fiscali (numero stimato dal Committente) si avrebbe:

€ 55.000.000,00 x 13%= € 7.150.000,00 all’anno a carico INPS.

In base ai chiarimenti intervenuti, l’importo calcolato e versato al Fondo della Medicina Generale, dovrebbe essere attinto dai 50 milioni previsti per il Polo Unico, sottraendolo ai compensi.

Un aiutino niente male per impinguare un Fondo che, come affermato da ENPAM, ha registrato una crescita del 250% di pensionamenti solo negli ultimi 5 anni e che prevede un esodo del 50% della forza lavoro nei prossimi 5 anni.

Il Principe avrebbe detto: “E io pago! E io pago!”

mauro

 

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