ADESSO SALTA FUORI CHE NESSUNO FOSSE A CONOSCENZA DEL RICORSO AL TAR RIGUARDANTE LE FASCE DI REPERIBILITA’ DEI DIPENDENTI PUBBLICI

 

Il mondo della medicina fiscale pullula di personaggi veramente incredibili, unici nel loro genere.

Tutti adesso cadono dalle nuvole, avendo appreso della sentenza del TAR Lazio che ha annullato l’articolo 3 del decreto ministeriale 206/2017 riguardante le fasce orarie di reperibilità per i pubblici dipendenti.

Ma come mai? Come è successo?

È strano, veramente strano, perché tutti erano stati resi edotti del ricorso e del pericolo che i medici fiscali avrebbero potuto correre, nel caso fosse stato accolto, sia in termini economici che di organizzazione del lavoro.

Sarebbe stato sufficiente correggere il tiro, quando ancora c’era la possibilità di farlo, proponendo di recepire il carico blindato, per non ritrovarsi in braghe di tela.

Ma quanto mai!!!

Anche sulle pagine di questo blog era stata data ampia e dettagliata notizia, addirittura ad agosto del 2019, del ricorso e dei pericoli che ne sarebbero derivati.

Ripubblichiamo, per gli smemorati di Collegno, il post:

PROVIAMO AD USARE IL BUON SENSO

agosto 03, 2019

 

Il TAR del Lazio dovrà pronunciarsi sul ricorso promosso da una importante Organizzazione Sindacale del pubblico impiego avverso il decreto ministeriale 17 ottobre 2017, n.206, per quanto concerne la individuazione delle fasce orarie di reperibilità al fine di una armonizzazione con quelle previste per i dipendenti privati, armonizzazione che, come noto, non è avvenuta, lasciando invariate le fasce per i dipendenti pubblici dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.

Su tale evidente disparità di trattamento, continua la nota sindacale, ingiustificata dopo la costituzione di un unico polo della medicina fiscale, si chiede anche di rimettere gli Atti alla Corte Costituzionale per verificare se sussitono, tra l’altro, profili di incostituzionalità. 

Lo stesso  Consiglio di Stato, nel rilasciare il parere sul decreto ministeriale 17 ottobre 2017, n.206 aveva così concluso: “La Sezione, pertanto, ritiene necessario invitare l'Amministrazione a procedere, con le modalità ritenute più opportune, all’armonizzazione della disciplina delle fasce orarie di reperibilità fra dipendenti pubblici e dipendenti del settore privato, in base a quanto esplicitamente previsto dalla normativa di delega di cui al richiamato art. 55 septies, comma 5 bis del d. lgs. n. 165 del 2001.

Naturalmente l’atto di indirizzo per la stipula delle convenzioni, essendo stato emanato il 2 agosto 2017, quindi in data antecedente la emanazione del decreto ministeriale 206/2017, non potendo prevedere il fallimento della armonizzazione delle fasce, aveva individuato, in via principale, una struttura del compenso “prevedendo un'indennita'  oraria  base   di   disponibilita'   e   maggiorazioni proporzionate  al  numero  di  visite  di  controllo  domiciliari   e ambulatoriali”.

Ed ancora, alla lettera a), recita: “La convenzione prevede un rapporto convenzionale su base oraria e individua il monte ore di impegno settimanale, tra un minimo ed un massimo, ricadente nelle fasce di reperibilità stabilite per l’effettuazione di visite mediche di controllo”.

Non prevede nè presuppone, il combinato disposto delle due norme sopra citate, che il pagamento della disponibilità oraria resti immutato nel tempo, ma lo stesso è in relazione alle fasce di reperibilità stabilite per l’effettuazione delle visite.

In una situazione dinamica come quella attuale, non conoscendo esattamente quali saranno le fasce di reperibilità definitive per entrambi le categorie di lavoratori, ma tutto lascia supporre che saranno unificate in 4 ore giornaliere, anche per la difficoltà tecnica e non solo politico sindacale di andare a modificare i CCNL di tutte le categorie dei dipendenti privati che, tra l’altro, incontrerebbe la resistenza di milioni di lavoratori visto che, tra le varie categorie, il tasso di assenteismo è ormai consolidato su livelli bassi (erano contrari ad un allargamento delle fasce perfino i datori di lavoro per evitare inutili conflitti),  risulta assai pericoloso prevedere un compenso per la disponibilità oraria.

Probabilmente non è sufficiente la diminuzione attuale dei compensi del 30%...

Il Principe avrebbe detto: “Ma mi faccia il piacere, si informi!!”

mauro

 

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